SALVIAMO LA RICERCA BIOMEDICA ITALIANA
Il progresso della ricerca biomedica per trovare rimedi alle malattie,
nuovi farmaci e vaccini, nonché per fornire le basi del sapere medico e veterinario richiede, in molti ambiti
, di ricorrere alla
sperimentazione animale.
Gli animalisti, che rappresentano meno del 3% della popolazione, rifiutano categoricamente
qualsiasi forma di impiego degli animali, sia per l’alimentazione sia per la ricerca scientifica.
Costoro stanno esercitando una crescente pressione sull’opinione pubblica, sulla politica e sulla società
per l’abolizione della sperimentazione animale. Diffondono notizie false, talora supportate da sedicenti
esperti privi di qualsiasi competenza documentata, e alimentano una campagna di sospetto e odio nei confronti
di chi opera a favore del
progresso scientifico e della salute umana e animale.
Ben 97 su 109 premi Nobel per la Medicina e la Fisiologia (e tutti quelli degli ultimi 30 anni) sono stati
assegnati per scoperte che hanno richiesto l’impiego di animali. Dai risultati della sperimentazione animale
sono derivati i testi e le basi su cui si formano i nostri medici, veterinari, psicologi e professionisti
della salute. Inoltre, la sperimentazione animale ha reso possibili
progressi medici rivoluzionari come gli
antibiotici, i
trapianti d’organo, la terapia di malattie come
diabete, il
Parkinson, la
depressione, le
paralisi da lesioni spinali,
patologie cardio-vascolari e molte altre. Infine, è indispensabile che
tutti
i nuovi farmaci siano testati su modelli animali prima che sull’uomo, affinché soltanto quelli risultati più
sicuri e promettenti possano essere sperimentati sui pazienti.
L’impiego degli animali per la ricerca è quindi incontrovertibilmente indispensabile.
Tuttavia, persino chi si ciba di carne nutre a volte perplessità rispetto all’impiego degli animali nella
ricerca (appena lo 0,001% rispetto agli animali utilizzati a scopo alimentare).
Com’è possibile? Cadendo
nell’inganno di una equivalenza tra sperimentazione animale e tortura, incarnata nel concetto dispregiativo
di “vivisezione”. Si tratta di un’equivalenza insensata, particolarmente in Italia, che è il paese con la
legislazione più restrittiva d’Europa in materia di
tutela degli animali utilizzati a fini scientifici.
Animali come conigli e suini sono sottoposti a cure e tutele largamente superiori quando destinati ad un uso
scientifico rispetto a quando allevati a scopo alimentare. I roditori, eliminati in quanto animali infestanti
nelle nostre città, rappresentano quasi il 90% degli animali utilizzati per la ricerca, dove sono invece tutelati
da rigide normative. Infine, se gli scopi dell’esperimento richiedono la soppressione dell’animale al termine delle
procedure, la legge impone che ciò avvenga da parte di personale adeguatamente formato senza arrecare sofferenza.
L’impiego di animali per la sperimentazione è delicato, costoso, strettamente controllato dalle autorità competenti
e
viene evitato ogni qual volta esistano validi metodi alternativi.
Ad oggi, l’
uso degli animali è considerato ancora
imprescindibile dalla comunità scientifica internazionale
in molti settori di ricerca, come gli
studi sul cervello, sulle
dipendenze patologiche e sui
trapianti
, minacciati nel nostro Paese da una
normativa inadeguata.
Questo manifesto è supportato da scienziati, compresi premi Nobel, e da tante ricercatrici e ricercatori che
difendono la dignità e il valore della ricerca. Unisciti a loro
per chiedere al Presidente del Consiglio dei
Ministri, al Ministro della Salute, al Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, e al Parlamento
tutto di adottare ogni iniziativa utile per permettere al nostro Paese di
adeguarsi alla normativa europea
in tema di sperimentazione animale (Direttiva 63/2010), per un maggiore
equilibrio tra le esigenze della
ricerca scientifica e quelle della protezione degli animali.
Non lasciare che la ricerca nel nostro Paese muoia e che le ricercatrici e i ricercatori italiani siano
costretti ad abbandonarlo o a spostare le loro ricerche all’estero.