Alla cortese attenzione del
Signor Presidente del Consiglio
Avvocato Giuseppe Conte
6 febbraio 2020
Caro Primo Ministro, Caro Avvocato Conte,
Riteniamo urgente e necessario contattarla in merito a una questione che crediamo meriti la massima attenzione da parte delle Istituzioni del nostro Paese.
Nelle ultime settimane si è scatenato un violento attacco alla ricerca biomedica che usa come pretesto il termine ‘vivisezione’, una pratica fuori legge in Italia e in tutta Europa, con l’obiettivo di precludere al nostro paese la pratica legale, strettamente regolamentata e rigidamente delimitata, nota come “sperimentazione animale”.
L’Italia si trova già a dover affrontare una procedura d’infrazione in merito alla direttiva europea 63/2010, che stabilisce le misure relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi sperimentali, avendo recepito tale normativa aggiungendo ulteriori, quanto immotivate restrizioni, di anno in anno sottoposte a moratoria (Decreto legislativo n. 26/2014). Questo ci pone in una condizione non solo di inferiorità ma di manifesta inaffidabilità nei confronti dei colleghi europei e, presto, precluderà l’accesso a fondi comunitari rendendo ancora più difficile la situazione della ricerca italiana (università ed enti di ricerca, policlinici, IRCCS, imprese biotec), di tanti lavoratori e anche di alcuni dei 1600 nuovi ricercatori che si spera possano essere presto reclutati. Scoraggerà alcuni dal rientrare in Italia, ne spingerà altri fuori dal nostro Paese e la nostra ricerca biomedica ripiomberà nella preistoria.
Domani dovremo render conto, come cittadini, ai nostri malati adulti e pediatrici, alle Onlus come AIRC o Telethon che finanziano la ricerca con le donazioni, e infine proprio allo Stato, del perché abbiamo smesso di fare ricerca sulle malattie comuni o rare. Non è un rischio, è una realtà. Bisogna scegliere da che parte stare.
Noi siamo dalla parte dei futuri ricercatori, siamo coloro da cui cittadini e malati attendono risposte, siamo le istituzioni che i Ministeri valutano e finanziano. Noi siamo con il Parlamento e confidiamo che i più alti rappresentanti siano dalla parte della ricerca. A noi non è concesso, né fa parte della nostra etica, usare i messaggi falsi delle associazioni animaliste, le minacce di morte di gruppi ad esse collaterali, non abbiamo fondi per comprare pagine di giornale o spot pubblicitari. Possiamo onestamente spiegare che molte ricerche possono utilizzare metodi alternativi ma altre fondamentali necessitano – in misura controllata in quantità e qualità da commissioni istituzionali – dell’impiego di specie animali. Neanche l’ultimo grande successo della ricerca italiana, l’isolamento del coronavirus causa della nuova sindrome polmonare cinese, sarebbe mai stato possibile senza le metodologie messe a punto anche grazie alla sperimentazione animale.
A nome dei ricercatori, dei nostri e di altri istituti, chiediamo il Suo intervento affinché la moratoria prevista nel “Decreto Milleproroghe” sui divieti di utilizzo dei modelli animali nella ricerca su sostanze d’abuso e xenotrapianti d’organo– contenuta nell’Art. 42 del D.Lvo 26/2014- sia fissata in almeno tre anni. Rimaniamo inoltre in attesa che il Suo Governo possa, in questo periodo, valutare il corretto recepimento della Direttiva Europea 63/2010, abolendo divieti che non hanno uguali in altri paesi europei e che stanno causando una procedura di infrazione nonché una continua fuga di ricercatori.
Cordialmente,
- Giovanni Apolone, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori
- Marco Foiani, Direttore Scientifico IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare)
- Gianvito Martino, Direttore Scientifico IRCCS Ospedale San Raffaele
- Giuseppe Remuzzi, Direttore Scientifico Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS