I risultati di uno studio pubblicati su Nature Communications mostrano gli effetti, nei topi, del trapianto di microbiota fecale sulle funzioni del sistema immunitario in presenza di malattie intestinali che possono predisporre al cancro del colon.
Il trapianto di microbiota fecale, cioè il trasferimento di materiale fecale e di tutti i batteri in esso contenuti da donatori sani a pazienti, è già usato sperimentalmente per la terapia di malattie infiammatorie croniche come malattia di Crohn e colite ulcerosa: malattie caratterizzate da alterazioni del microbiota intestinale, l’insieme dei batteri presenti in questo organo, e che possono costituire l’anticamera del cancro del colon. Ma quali sono gli effetti del trapianto sul sistema immunitario del ricevente? A rispondere sono i risultati di uno studio condotto grazie al contributo di AIRC dall’équipe di Federica Facciotti dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, pubblicati su Nature Communications.
I ricercatori hanno lavorato con topolini con malattie infiammatorie croniche intestinali simili a quelle umane. Hanno scoperto che il microbiota sano trapiantato svolge un’importante azione antinfiammatoria sulla mucosa intestinale degli animali malati, grazie all’inattivazione di alcune funzioni immunitarie. Viceversa, i batteri alterati presenti in caso di malattia hanno un’azione pro-infiammatoria, attivando il sistema immunitario in modo eccessivo. Ora la sfida è capire se queste conoscenze possano aiutare lo sviluppo di immunoterapie contro il tumore del colon.
“I topolini utilizzati offrono un’ottima approssimazione della malattia umana e hanno una composizione batterica molto simile a quella dell’uomo” afferma Facciotti, spiegando che per questo tipo di ricerca non vede al momento reali alternative alla sperimentazione animale. “Intanto perché quando si studiano così tante variabili, anche i più sofisticati sistemi in vitro come gli organoidi o gli organi su chip non bastano a ottenere una descrizione adeguata dei fenomeni. Poi perché il lavoro con gli animali permette di seguire momento per momento l’evoluzione della relazione tra sistema immunitario, batteri e malattie intestinali: un’indagine non attuabile, per ovvie ragioni etiche, con i pazienti”.
Per questo la ricercatrice guarda con preoccupazione alla scadenza, il prossimo anno, della moratoria che ha mitigato alcune delle misure restrittive inserite dal parlamento italiano nel recepimento della direttiva UE sulla sperimentazione animale. “L’impatto sarebbe molto pesante. Ottenere l’autorizzazione all’utilizzo di animali di laboratorio è già complesso, ma diventerebbe quasi impossibile. E non saremmo più competitivi”.
L’articolo di Nature Communications:
Data di pubblicazione: 5 dicembre 2018