Ricercatori e ricercatrici dell’Università di Verona hanno identificato nel midollo osseo i precursori dei neutrofili: si tratta di cellule molto immature il cui studio potrebbe fornire nuovi spunti per la comprensione dell’origine delle leucemie mieloidi
Lo sviluppo e il differenziamento delle cellule del sangue ‒ tra cui globuli rossi e globuli bianchi ‒ dalle cellule più immature e non ancora specializzate è un fenomeno straordinariamente complesso. Sappiamo che il tutto ha inizio dalle cosiddette cellule staminali del sangue, o ematopoietiche, con passaggi non ancora del tutto compresi nel processo che da queste cellule porta agli elementi maturi. Per quanto riguarda la produzione dei globuli bianchi, per esempio, ci sono voluti anni per identificare i progenitori immaturi di cellule specializzate come i monociti e le cellule dendritiche. Mancavano invece ancora all’appello i precursori dei neutrofili, i più numerosi tra i globuli bianchi e agenti fondamentali dell’immunità innata, importantissimi nelle prime fasi di difesa dell’organismo contro i patogeni. Ora, però, i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Verona con il coordinamento di Marco A. Cassatella colmano questa lacuna. La ricerca è stata condotta grazie al sostegno di Fondazione AIRC e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Immunology.
«È stato un lavoro lungo e articolato, che ha coinvolto diversi gruppi di ricerca dell’Università di Verona», commenta Cassatella. I ricercatori sono partiti da campioni di midollo osseo di donatori sani, da cui hanno ricavato le singole componenti cellulari con un sofisticato sistema di separazione cellulare. Di ogni singola cellula è stata inoltre analizzata la totalità o quasi delle molecole di RNA messaggero, le molecole che “dicono” alla cellula quali proteine produrre. Il risultato è stata l’identificazione, l’isolamento e la caratterizzazione di quattro nuovi precursori molto immaturi dei neutrofili, discendenti dalla cellula staminale e mai descritti prima.
La scoperta è stata confermata grazie a esperimenti con topi di laboratorio nei quali il midollo osseo era stato “umanizzato”, cioè trattato per ricreare condizioni analoghe a quelle che si trovano negli esseri umani. «I dati ottenuti con lo studio delle cellule erano già molto significativi, ma per un’ulteriore grado di sicurezza erano necessari gli esperimenti di conferma in un organismo completo», spiega Cassatella. «Quando si studiano fenomeni così complessi, che dipendono dalle interazioni tra cellule differenti e tra queste e il loro microambiente, è ancora necessario utilizzare animali di laboratorio. Anche per questa ragione alcune riviste scientifiche importanti richiedono, per prendere in considerazione la pubblicazione, che i risultati ottenuti in cellule in coltura siano validati anche in esperimenti con animali».
L’identificazione di questi nuovi precursori dei neutrofili è un fondamentale passo in avanti che va al di là del valore della conoscenza di per sé. Serve infatti a studiare meglio i tumori che derivano da queste cellule, cioè le leucemie mieloidi. «Cercheremo di capire se questi precursori possono dare origine a tumori e, magari, a tumori differenti a seconda del tipo di cellula di partenza, conclude Cassatella.
Crediti immagine di copertina: Dr Graham Beards/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0