Accade che un articolo di giornale e/o un video su internet diventino “virali” e comincino a circolare in rete all’impazzata, creando troppo spesso aspettative che rischiano di andare deluse.
E’ il caso, forse, di un farmaco giapponese, l’Avigan, che sta spopolando su internet anche grazie ad un articolo del Corriere della Sera e ad un video girato da un farmacista italiano proprio in Giappone, in cui sostiene l’efficacia quasi totale di questo farmaco nei casi di Covid-19 https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_marzo_22/coronavirus-romano-tokyo-qui-l-antinfluenzale-casi-lievi-cdd3a6c4-6bcd-11ea-8bdc-8d7efa0d8720.shtml
Ma andiamo con ordine. Il Corriere della Sera, il maggiore quotidiano nazionale, nella sua edizione di oggi accredita la versione di un farmacista romano, Cristiano Aresu, che nel video qui sopra afferma da Tokio che in Giappone la gente è tornata per strada senza problemi perché negli ospedali distribuiscono l’Avigan in modo massiccio, un antiinfluenzale che bloccherebbe la malattia nei casi più lievi.
Ovviamente la notizia comincia a circolare in Italia, secondo Paese al mondo per casi di Coronavirus e primo per morti accertate, e Research4Life ha quindi approfondito.
Già il Corriere, nella parte finale dell’articolo, insinua qualche dubbio, scrivendo che “sull’Avigan, o Favipiravir, prodotto dalla Fujifilm Toyama Chemical, c’è da settimane molta prudenza”.
Dubbi che ci sentiamo di confermare. Infatti il Favipiravir è stato sperimentato a lungo in Cina ma poi fermato perché ritenuto poco potente, portatore di seri effetti collaterali e causa di possibili malformazioni nei feti, da non somministrare a donne incinte, come a suo tempo dimostrato nella sperimentazione animale sui topi. Insomma, anche in quella occasione, il modello animale si è dimostrato necessario ed imprescindibile per evitare che farmaci sperimentali possano nuocere alla salute umana.
Il farmaco era stato comunque utilizzato anche in Italia in via sperimentale nel 2015. Presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, infatti, era stato avviato un trattamento sperimentale contro l’emergenza causata da Ebola. Ma a causa dei suoi effetti collaterali si era concluso che andasse utilizzato con grande cautela e sotto stretto controllo medico. Ora viene riproposto insieme ad altri 400 farmaci, nel mondo, perché ha già superato la lunga fase di sperimentazione e potrebbe quindi servire per nuovi scopi oltre a quelli per cui era stato testato a suo tempo, nel caso del Fapiravir o Avigan per l’influenza, e quindi scartato per la scarsa efficacia.
Insomma si tratta di una di quelle che vengono definite “repurposed drugs”, che come detto sono state testate in animali e uomo per altre indicazioni. Queste ora arrivano al paziente direttamente, senza ulteriore controllo, ma all’interno di studi approvati dai comitati etici e dall’AIFA, la quale ieri sera è intervenuta con un comunicato ufficiale per gettare acqua sul fuoco… https://www.aifa.gov.it/-/aifa-precisa-uso-favipiravir-per-covid-19-non-autorizzato-in-europa-e-usa-scarse-evidenze-scientifiche-sull-efficacia
Insomma, vale la pena di ascoltare ciò che sostiene Anthony Fauci, il super-virologo statunitense che ha affrontato Aids e Ebola, ed in questo momento è l’unico in grado di parlare al posto di Trump, che lo ascolta e tace. https://www.msn.com/en-us/news/world/dr-fauci-on-trumps-tweet-about-coronavirus-drugs-im-not-totally-sure-what-he-was-referring-to/vp-BB11vSgn
Ebbene, Fauci sostiene che ciò che viene scritto è raccontato su queste “repurposed drugs” rientra nella categorie degli aneddoti e in quanto tali potrebbe essere verità o bufale. Meglio quindi affidarsi alla comunità scientifica che sul punto avanza seri dubbi, anche per evitare di fare danni invece di portare giovamento a chi soffre di forme lievi della malattia, che potrebbero – come dimostrato dalle migliaia di casi di guarigioni in Italia – portare ad una remissione spontanea del virus. L’unico antivirale la cui efficacia è stata sperimentata è il Remdesivir di Gilead. Il solo farmaco a essere stato testato in passato su un coronavirus, SARS-COV-1, in topi e macachi. E’ ora in un “trial” randomizzato e controllato in Cina.
Per ogni altro farmaco dovremo attendere che – nel nostro interesse – le ricerche facciano il loro corso e che successivamente vengano ottenute tutte le autorizzazioni necessarie.