Con alcuni dei nostri ultimi Q&A per la rubrica La parola a abbiamo iniziato a raccontare come viene garantito il benessere degli animali impiegati nella sperimentazione, presentando le figure che ne sono responsabili e il loro lavoro. Ciascuna specie animale ha però, ovviamente, necessità specifiche: questo è particolarmente evidente nel caso dei cefalopodi, gli unici invertebrati inclusi nella Direttiva 2010/63/EU per la tutela degli animali impiegati a fini scientifici.
Quali sono le principali differenze che pongono rispetto ai vertebrati? Di cosa hanno bisogno negli stabulari? Ce ne parla Anna Di Cosmo, zoologa e neuroetologa dell’Università di Napoli Federico II, che qualche tempo fa aveva raccontato su Research4Life le sue ricerche per studiare l’attività neurale dei polpi liberi.
Innanzitutto, quali sono le specie di cefalopodi d’interesse per la ricerca? E possono essere allevate in cattività?
I cefalopodi considerati nella sperimentazione sono Nautiloidi, Seppie, Sepiolidi, Calamari e Polpi. Ognuno di questi cefalopodi presenta esigenze completamente diverse che spaziano dal loro reperimento in natura alla possibilità di allevarli in cattività.
Attualmente, gli animali possono essere prelevati in natura soltanto quando esiste una valida giustificazione scientifica, e la cattura dev’essere eseguita da personale competente che utilizzi metodi che non provochino stress, distress, dolore o danno duraturo.
Per quanto riguarda un possibile allevamento in cattività, attualmente sono pochissime le specie che offrono questa possibilità. Tra queste, Euprymna scolopes, un piccolo calamaro tropicale originario dell’Oceano Pacifico e conosciuto come calamaro delle Hawai, che può essere allevato in laboratorio dando origine a più generazioni; un’altra specie allevabile è Metasepia spp., una piccola e coloratissima seppia originaria dell’Australia e del Giappone. Vale la pena citare anche Octopus chierchiae, un polpo di piccole dimensioni originario dell’Oceano Pacifico e considerato un nuovo modello: a differenza di altre specie di polpi (Octopus vulgaris, Octopus bimaculoides) che rilasciano le uova una sola volta nel corso della vita, infatti, O. chierchiae rilascia le uova ogni 30-90 giorni, fornendo quindi più generazioni. Attualmente queste specie sono di particolare interesse per il mondo della ricerca per le loro caratteristiche biologiche, e saranno i nuovi modelli per studi comportamentali e neurobiologici.
Quali sono le principali necessità dei cefalopodi negli stabulari?
Gli stabulari per i cefalopodi devono essere realizzati tenendo conto dei loro stili di vita, notevolmente diversi in relazione alle specie oggetto di interesse nella sperimentazione.
Volendo elencare brevemente le principali necessità sono relative alla vasca (dimensioni, materiale, forma, colore, quantità d’acqua…), i parametri ambientali (pH, temperatura, salinità, concentrazione di determinate sostanze chimiche, il fotoperiodo e dunque la luce disponibile durante le 24 ore…), e l’alimentazione.
Quali sono le principali differenze che la gestione dei cefalopodi pone rispetto a quella dei vertebrati?
Le principali differenze consistono nel diverso stile di vita e di comportamento dei cefalopodi rispetto ai vertebrati, terrestri o acquatici, utilizzati a fini sperimentali. Pertanto è stato necessario che gli esperti fornissero al legislatore le informazioni scientifiche necessarie per sviluppare, secondo uno schema molto simile a quello sviluppato per i vertebrati, la regolamentazione relativa ai cefalopodi.
Quale figura si occupa del benessere dei cefalopodi, e che tipo di formazione specifica deve avere?
Può occuparsi del benessere dei cefalopodi che ha seguito un apposito corso di formazione. Attualmente,in Italia, l’unico accreditato come corso di formazione ai sensi del Dm 5 agosto 2021, art. 6, e DD 18 marzo 2022, art. 3, è stato erogato presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II, dove si trova l’unico stabulario autorizzato su territorio nazionale.
Il corso è stato diviso in cinque moduli, alcuni pratici e altri teorici, che toccano i diversi aspetti da tenere in considerazione per la corretta gestione dei cefalopodi: biologia; cura e gestione; riconoscimento del dolore, della sofferenza e del distress; procedure minimamente invasive senza anestesia.