Roberto Caminiti (Professore di Fisiologia, Università di Roma SAPIENZA)
Guido Silvestri (Professore di Microbiologia ed Immunologia, Emory University, Atlanta)
In replica ad un articolo apparso sui siti di Research4Life (1) e Patto Trasversale per la Scienza (2), la Lega Antivivisezione (LAV) risponde (3), sollevando problemi che coinvolgono la comunità scientifica.
Sostiene la LAV: “In giorni di grande eco mediatica ed interesse rispetto ai rischi di contaminazione e incidenza del Coronavirus, c’è chi ne approfitta per sostenere l’indispensabilità della sperimentazione animale”.
In effetti siamo stati in molti a farlo, ed a buon motivo, poiché è la sperimentazione animale che dirà se un vaccino per COVID-19 sarà efficace e sicuro, e potrà essere usato sugli esseri umani. Al di là dell’implicita accusa di sciacallaggio, sulla quale stendiamo un velo pietoso, la LAV non risponde alla domanda fondamentale, quella di comunicare alla società civile se ritiene che l’inevitabile sacrificio di alcuni animali, necessario per mettere a punto un vaccino, sia o meno eticamente accettabile.
Accusa la LAV chi, come noi, “si impegna a difendere la vivisezione, senza farsi scrupolo di mostrare pubblicamente i suoi esperimenti sui macachi, tessendo le lodi del test in corso mentre gli animali selvatici sono immobilizzati.”
Dopo aver per anni accusato gli scienziati di nascondere le loro crudeli pratiche (vivisezione) e di stare rinchiusi nei loro inaccessibili chiostri, un atto di trasparenza, quello di mostrare stabulari, laboratori, animali e spiegare metodi e finalità degli esperimenti, viene visto come mancanza di “scrupolo” (?). Per noi è stato un contributo alla ricerca ed un dovere verso la società civile, che quegli studi ha finanziato con le sue tasse.
Ma c’è una grave denuncia, ovviamente infondata: ci si accusa di usare “animali selvatici”. Ricordiamo che l’articolo 9, comma 1, del DL 26/2014, non consente l’uso di animali selvatici, cioè di cattura, nella sperimentazione scientifica (4). Se la LAV ha le prove di un reato lo denunci, altrimenti si tratta di diffamazione.
Sostiene la LAV che solo biologi e virologi hanno diritto alla parola in questo frangente, suggerimento a cui ci siamo adeguati nel preparare queste brevi note, e che parlare di coronavirus e sperimentazione animale, a proposito del Decreto Milleproroghe, tenderebbe solo a indurre confusione nel pubblico, per dimostrare le sue responsabilità nell’ostacolare la ricerca italiana.
Ricordiamo che nel caso montato contro il progetto di neuroscienze Lightup per lo studio della “visione cieca”, i “numerosi scienziati e ricercatori contrari” che la LAV presenta come esperti(5), sono un Blogger del quale purtroppo non è rintracciabile a tutt’oggi alcuna laurea o curriculum scientifico (6), uno psicologo che si dichiara professore alla SAPIENZA, senza che questa affiliazione risulti al MIUR(7), un medico di famiglia con esperienza in nutrizione(6): un vero e proprio Parterre de Rois, con alle spalle non una sola ricerca o pubblicazione nell’ambito disciplinare del progetto (neuroscienze), né sul sistema coinvolto (visione), né sulla specifica patologia studiata (visione cieca). Per questa vicenda, è bene ricordare che il Presidente della LAV Felicetti è sotto indagine giudiziaria, come egli stesso ha comunicato (8).
Non si è forse spesa, la LAV, a favore dell’abolizione della moratoria per le ricerche su xenotrapianti e sostanze d’abuso nel decreto Milleproroghe? I divieti imposti dalla legge italiana alla direttiva europea ci hanno portato in fase di pre-contenzioso con l’EU e rischiano di costare una procedura di infrazione al nostro Paese. Questi divieti non sono stati forse rivendicati dalla LAV come un successo politico? Successo che però pagheranno tutti i cittadini italiani.
Lamenta la LAV: “Probabilmente, invece, è più utile per alcuni rimanere ancorati ai propri modelli di ricerca, attaccando chi chiede di sviluppare i modelli alternativi, che ammettere che proprio questi ultimi rappresentano una speranza in più per il nostro Paese, l’unico modo per evitare di essere sempre il fanalino di coda dell’Europa e tornare a essere competitivi ed evitare che i giovani ricercatori ignorino le tecniche più innovative e vadano a lavorare all’estero”.
L’incipit (“probabilmente”) è incoraggiante, sembra esserci un barlume di dubbio, ma poi svanisce con la stanca riproposizione dei metodi alternativi, la cui assenza nella ricerca di base e biomedica costringerebbe i giovani ricercatori italiani di rifugiarsi all’estero.
Non rinuncia, quindi, la LAV, a predicare nel deserto dei metodi alternativi, che al più sono complementari e che comunque sono stati sviluppati da quegli stessi scienziati che la LAV accusa di ogni crudeltà, e non certo nelle sue sedi.
Chiediamo alla LAV, a tal proposito, di indicarci quali problemi di salute umana questi metodi abbiano risolto, possibilmente con relativa bibliografia scientifica, e come potranno essere impiegati per fronteggiare nuove patologie ed il riemergere di vecchie, ma modificate e più aggressive, a seguito delle drammatiche migrazioni di popolazioni tra paesi e continenti, che sono cronaca quotidiana ed ormai parte del nostro album di famiglia. Saremo felici di usare questi metodi nei nostri laboratori, qualora efficaci. Se il suggerimento sarà quello di usare reti neurali e modelli computazionali, la nostra risposta è: grazie, lo facciamo già.
Si duole, la LAV, degli animali sacrificati per la ricerca dei vaccini contro HIV ed Ebola, dichiarati inutilizzabili, tacendo che una delle molecole sperimentali usate per contenere Ebola è attualmente in uso per il trattamento dei casi gravi di influenza da coronavirus, come molto promettente è l’utilizzo nel macaco di una sostanza (Remdesivir GS-5734) efficacissima per la cura di un’altra e più grave forma di patologia respiratoria da coronavirus(9), la MERS (Middle East Respiratory Syndrome), che continua a mietere vittime in quelle regioni. Questa sostanza potrebbe essere efficace anche per la cura di COVID-19, lo speriamo, la ricerca scientifica avanza grazie al dubbio.
Non dice la LAV, nella sua replica, che il vaccino per l’Ebola, ottenuto anche grazie all’indispensabile impego di primati non umani, ha ottenuto luce verde dall’Unione Europea per la commercializzazione (10).
Non dice, la LAV, che l’utilizzo dei farmaci antiretrovirali sperimentati sui macachi ha ridotto drasticamente il numero di morti per AIDS (11), e che le più fondate speranze per arrivare ad una sua eradicazione vengono da studi su macachi e topi (12, 13).
Non capisce, la LAV, che ai vaccini contro AIDS ed altre devastanti malattie infettive si arriverà solo grazie allo studio, alla cultura scientifica e all’immaginazione di migliaia di ricercatori nel mondo, ed anche grazie ad un tocco di serendipity, che a volte premia la passione per la ricerca, e non certo a causa delle spinte dei movimenti che si battono contro la sperimentazione animale.
1) https://www.research4life.it/una-doppia-morale-di-roberto-caminiti/
2) https://www.pattoperlascienza.it/2020/02/25/una-doppia-morale/
3) https://www.lav.it/news/lav-replica-a-caminiti
4) https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/03/14/14G00036/sg
5) https://www.lav.it/news/macachi-to-replica-unito
6) https://files.spazioweb.it/65/d8/65d8756b-a7c9-43fb-9395-2fc907a9a3d3.pdf
7) https://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php
9) de Wight E et al. Prophylactic and therapeutic remdesivir (GS-5734) treatment in the rhesus macaque model of MERS-CoV infection Proc Natl Acad Sci U S A. 2020 Feb 13. pii: 201922083. doi: 10.1073/pnas.1922083117.
10) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_19_6246
11) cfr. per un esempio, Hazuda DJ et al., Integrase inhibitors and cellular immunity suppress retroviral replication in rhesus macaques. Science. 305 (5683):528-32, 2004.
12) McBrien JB et al., Robust and persistent reactivation of SIV and HIV by N-803 and depletion of CD8+ cells, Nature, 578 (7793):154-159, 2020.
13) Nixon CC et al., Systemic HIV and SIV latency reversal via non-canonical NF-κB signalling in vivo, Nature, 578 (7793):160-165, 2020.