Il gene PARP1, già noto per l’importante ruolo nella riparazione del DNA, è anche coinvolto in meccanismi di resistenza delle cellule staminali tumorali ad alcune terapie.
PARP1 è un gene coinvolto nella riparazione dei danni al DNA ed è già un bersaglio terapeutico per alcuni tumori, come quelli della mammella e dell’ovaio causati da mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. Ora, però, i risultati di uno studio condotto dai gruppi di ricerca di Ruggero De Maria, professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Ilio Vitale, ricercatore all’Istituto italiano per la medicina genomica di Candiolo, lo indicano come possibile bersaglio anche per il cancro del colon-retto. Questi risultati, ottenuti con il fondamentale contributo di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Cell Death & Differentiation.
Al centro del lavoro ci sono le cellule staminali tumorali, una piccola frazione di cellule che promuove l’avvio, la progressione e la disseminazione metastatica della malattia. Le staminali tumorali possono inoltre essere responsabili dello sviluppo di un’eventuale resistenza alle terapie e della comparsa di recidive. Ruggero De Maria ha dedicato molti studi a queste cellule e con i suoi collaboratori ha anche messo a punto una tecnica per crescere in laboratorio e utilizzarle per screening di possibili nuovi farmaci.
“Avevamo già mostrato che queste cellule possono presentare resistenza a una nuova strategia terapeutica in sperimentazione contro il tumore del colon-retto basata sugli inibitori di ATR/CHK1. ATR/CHK1 è un meccanismo di controllo che permette alle cellule con danni al DNA di interrompere la propria moltiplicazione in attesa che quei danni siano riparati” racconta De Maria. Ora i ricercatori hanno scoperto che cosa sta alla base di questa resistenza. “Si tratta della presenza di livelli molto elevati della proteina PARP1, che compensa l’inibizione del sistema ATR/CHK1. A questo punto la prospettiva – da verificare con studi clinici – potrebbe essere la combinazione di inibitori sia di ATR/CHK1 sia di PARP1 per il trattamento del cancro del colon-retto, al fine di evitare l’insorgenza di resistenze.”
Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno lavorato sia con cellule in coltura sia con topi di laboratorio. “Al momento non è possibile fare ricerca sulle cellule staminali tumorali senza lavorare anche con gli animali” spiega il professore. “Certo, con le cellule in coltura si può fare molto, ma non tutto. Per esempio, non riusciamo a riprodurre in modo esauriente il microambiente che circonda il tumore. La sperimentazione animale è peraltro obbligatoria per legge. Non prevederla, oltre che illegale, sarebbe anche eticamente inaccettabile, in quanto significherebbe sperimentare nei pazienti terapie che, non essendo state valutate in esperimenti di questo tipo, potrebbero essere del tutto inefficaci. Ostacolare questa ricerca obbligherebbe chi si occupa di questo ambito ad abbondonare il campo, costringendo il nostro Paese alla sola ricerca clinica, ovvero alla sperimentazione di terapie proposte e sviluppate da altri, in nazioni più permissive da questo punto di vista.”
Titolo originale dell’articolo: Control of replication stress and mitosis in colorectal cancer stem cells through the interplay of PARP1, MRE11 and RAD51
Titolo della rivista: Cell Death and Differentation
Data di pubblicazione originale: 2 febbraio 2021