Ci sono sette nuvole nere ed un raggio di sole a riempire il cielo della ricerca biomedica italiana. Inutile dire che le prime mi facciano arrabbiare, ma ammetto che l’ultimo mi lascia un po’ di speranza.
Conto le sette nuvole nere sopra la mia testa.
Uno: la proroga di un solo anno, inserita nel decreto Milleproroghe, della possibilità di effettuare la sperimentazione animale per xenotrapianti e sostanze d’abuso. Troppo lungo e complicato spiegarvi nel dettaglio di cosa si tratta. Vi dico solo che le valvole cardiache di derivazione animale (xenotrapianti) sono la normalità in medicina e che sviluppare dispositivi del genere in futuro potrebbe essere impossibile. Inoltre le cosiddette ‘nuove droghe’ protagoniste di tante stragi del sabato sera potrebbero non essere più studiate (sostanze d’abuso), così come – nel trattamento dei tumori – quei farmaci che superino la barriera encefalica
Due: la pervicacia e l’incoscienza con cui la Lav sostiene la cancellazione totale della possibilità di sperimentare in questi due casi, quando sanno benissimo che l’Italia è in procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, perché la legge italiana con questi divieti, che non esistono in nessun altro Paese UE, contravviene alla Direttiva Europea sulla sperimentazione animale. Inoltre i bandi europei, che sono pluriennali, senza proroga o con una proroga limitata ad un anno, vedrebbero i ricercatori italiani impossibilitati a parteciparvi per non infrangere la legge!
Tre: Il Consiglio di Stato, che ha disposto la sospensione del progetto “Light Up” sui macachi da parte dell’Università di Torino con una motivazione che, per usare un aggettivo gentile, è perlomeno opinabile. Affermare che l’Università deve dimostrare che non esistono metodi “alternativi” alla sperimentazione sui macachi è un controsenso, per il semplice fatto che è la legge ad imporre di usare metodi alternativi al posto dei test animali quando i primi esistano. Ma non ci sono, ed il progetto ha le firme del Consiglio Superiore di Sanità, del Ministero della Salute ed I finanziamenti dell’Unione Europea.
Quattro: le parole del Presidente della sezione del Consiglio di Stato Franco Frattini. Un noto politico e, per sua stessa ammissione e dichiarazioni pubbliche, un animalista. Che giudica un progetto di sperimentazione sugli animali…. Ed arriva a scrivere nella sentenza che il Ministero deve “depositare una dettagliata relazione sulla somministrazione agli animali oggetto di sperimentazione di liquidi e cibo sufficienti, astenendosi da misure che finiscano per trasformare la doverosa erogazione di cibo e liquidi in forma di premio per asservire la volontà di animali sensibili come i primati”. Una follia! Esistono leggi che prescrivono ogni singola mossa per garantire il benessere animale, negli stabulari sono obbligatori sia il responsabile del benessere animale che un veterinario, è interesse dei ricercatori stessi che gli animali siano in ottima salute per non inficiare i risultati dei test. Insomma, basterebbe documentarsi.
Cinque: le parole del Rettore dell’Università di Torino, che a seguito della sentenza del Consiglio di Stato denuncia la “crescente messa in discussione del principio Costituzionale della libertà di ricerca”, oltre al clima mediatico sempre più pesante, causa di ingiustificata lesione dell’immagine pubblica della ricerca.
Sei: lo schieramento politico trasversale contro la ricerca biomedica e la sperimentazione animale, che vede diversi singoli parlamentari in una singolare unione che va da Leu a Fratelli d’Italia, coesi per interrogazioni parlamentari ridicole, strafalcioni scientifici. Molti di loro sono gli stessi che sostenevano posizioni pseudoscientifiche ai tempi del metodo Stamina e della “cura” Di Bella…
Sette: più in generale, la deriva antiscientifica del Paese, che in alcuni strati della popolazione sembra voler addirittura contrastare le scoperte ed i dettami della medicina e della scienza per abbracciare metodi e procedure discutibili che vanno dall’omeopatia all’agricoltura “biodinamica”, dal contrasto ai vaccini a quello, appunto, ai test animali. Colpisce vedere le vetrine di una nota marca di cosmetici esporre il marchio “fighting animal testing”. Senza nessun impegno – perché i cosmetici da anni e per legge non prevedono sperimentazione animale – e senza vergogna, perché contrastare questo significa contrastare il progresso della ricerca. Proprio nei giorni in cui scoppia, in Cina e nel mondo, il caso “coronavirus”…
Chiudo con un raggio di sole. È quello che ci regalano oggi i ragazzi di Phd Bioscienze Italia, giovani studenti di biologia e biotecnologia che hanno deciso di protestare in tutti gli atenei italiani e di dare voce alla ricerca, spiegando come questa deriva dell’Italia li spinga sempre più verso l’emigrazione in altri Paesi.
Il loro sostegno, insieme a quello dei 22mila che nelle settimane scorse hanno firmato il Manifesto “Salviamo la ricerca biomedica italiana”, è davvero importante in questa giornata buia, e mi spinge a rimettere il camice dopo averlo buttato per terra dalla frustrazione.
Il Ricercatoro